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Domenica si è celebrata la “Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni”

Ieri si è celebrata la Giornata Internazionale dei popoli indigeni. Quest'anno si sono accesi i riflettori sul come queste popolazioni possono affrontare l'emergenza Covid 19

10 Agosto 2020 11:08

“I colonizzatori europei nel quindicesimo secolo hanno portato il vaiolo nel nuovo mondo provocando una strage nei popoli indigeni – ricorda il presidente del club per l’UNESCO di Sciacca Lorenzo Salvagio – e oggi il covid19 ha conseguenze terribili sui popoli indigeni che si trovano permanentemente in condizioni igienico- sanitarie disastrose”. Questa riflessione è di grande attualità per la Giornata Mondiale dei popoli indigeni che si è celebrata ieri (9 AGOSTO).

Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha incentrato il suo messaggio relativo alle giornata sui comportamenti virtuosi che molti popoli indigeni hanno messo spontaneamente in atto per difendersi dalla pandemia e sulla condanna dell’intensificarsi delle azioni aggressive esercitate sui loro territori per sfruttarne le risorse naturali.
Il tema che quest’anno l’ONU ha voluto dare è “Covid19 e resilienza delle popolazioni indigene”.
Molte di queste popolazioni si sono ancora una volta dimostrate capaci di esercitare una grande e antica saggezza – dice Lorenzo Salvagio – mettendo in pratica azioni di isolamento volontario e di chiusura dei loro territori. Hanno fatto così, per esempio, alcune popolazioni aborigene in Australia. Ma in molte parti del mondo dove il virus è arrivato, la mancanza di acqua, l’insufficienza dei servizi igienici e la sostanziale assenza di servizi sanitari hanno facilitato enormemente la propagazione del virus.”

Sono tante le organizzazioni che denunciano che oggi, come ai tempi della colonizzazione delle Americhe, i cosiddetti “civilizzatori” si impossessano di territori che continuano ad essere sfruttati da grosse imprese che con la presenza dei loro dipendenti introducono involontariamente anche l’infezione fra le popolazioni indigene.
“E queste popolazioni – conclude Lorenzo Salvagio – vengono tre volte penalizzate: la prima perché vengono spogliate delle materie prime che si trovano nei loro territori, la seconda perché vengono in alcuni casi contagiate dalle intrusioni esterne e la terza perché vengono di fatto mantenute in condizioni di sottosviluppo che non consente loro di avere nemmeno le strutture sanitarie dove potersi curare.