Il Cantico di Castel di Tusa

Inaugurato il “Controesodo- il Cantico di Castel di Tusa”

Antonio Presti, fondatore di Fiumare d'Arte, presenta il nuovo progetto che ha lo scopo di dare una svolta socio-politica al territorio coinvolgendo i giovani che non devono andare via, ma rimanere nella propria terra

5 Agosto 2020 11:45

“Controesodo il cantico di Castel di Tusa” , questo è il nome dell’installazione fotografica ideata dal mecenate Antonio Presti dedicata alle comunità della Valle dell’Halaesa e in particolare ai giovani.

Si tratta di un progetto che vuole il ruolo della politica della bellezza determinante ai fini della rigenerazione e del recupero dell’identità dei territori con la cultura dell’arte e con l’impegno civile. La prima tappa del progetto Halaesa è Castel di Tusa, dove numerosi bambini e giovani sono stati protagonisti di un processo creativo condiviso, partecipando ad un laboratorio fotografico condotto dai fotografi Giulio Azzarello e Lucrezia Saieva che hanno immortalato sguardi, emozioni, passioni per diventare installazioni dell’anima e battezzare i giovani della comunità di Castel di Tusa con le parole del Santo d’Assisi. L’obiettivo del “Controesodo” – che stavolta vuole coinvolgere la valle dell’Halaesa – è quello di rivitalizzare il presente grazie alle più solide agenzie educative, in primis la famiglia e la scuola, rinsaldando i legami con la natura e il paesaggio, le reti delle persone e le infrastrutture identitarie delle comunità.

«Occorre bilanciare universalmente un’altra visione – dichiara Presti – e ritornare alla bellezza, alla vita, al sogno, allo stupore di quella meraviglia che trova sempre nella conoscenza e nel sapere la sua libertà e la sua democrazia. Controesodo vuole trovare nei giovani di Castel di Tusa quel processo educativo che serve a riprogettare il futuro».

Sono tanti ormai quei giovani che ogni anno lasciano la propria terra per studio o lavoro. Ritornano nelle loro terre solo per le vacanze animati dal desiderio di rivedere i propri cari. Alcuni tentano di ritornare, non per ripiego, ma perché spinti dal recupero di valori dimenticati. Ma si ritrovano ostacolati da quelle politiche istituzionali che pensano più alle città metropolitane che al ripopolamento dei paesi abbandonati. E’ necessario quindi un percorso diverso creato dalle comunità stesse che favorisca un cambio di rotta necessario per lo sviluppo sociale e la rinascita di un paese.

« Dire che nel territorio della valle dell’Halaesa non c’è futuro, non c’è lavoro, non ci sono più giovani, vuol dire affermare la morte del futuro; scoprire che in alcuni paesi ci sono scuole con soli 30 bambini non può lasciare nell’indifferenza. Nella nostra contemporaneità si sta manifestando un esodo subdolo che nasce dalla manipolazione del pensiero: i giovani già al liceo, con l’avallo dei genitori, dicono “Io devo andare via dalla Sicilia”, perché a quel giovane abbiamo innestato il pensiero dell’abbandono della Grande Madre Sicilia. Questa terra ha bisogno dei suoi giovani figli. Non dovete andare via, proviamoci. Perché in Sicilia non manca il lavoro, forse manca l’educazione al lavoro e quel senso del sacrificio che può diventare intraprendenza e industriosità. Rispetto a una cultura generazionale che è cresciuta nell’assistenzialismo e nell’immobilismo, dobbiamo progettare questo controesodo culturale: Cu resta, arrinesci».

Quindi ieri alla presenza dei sindaci e amministratori del territorio, Antonio Presti ha presentato il suo nuovo progetto per un rilancio socio-culturale della zona. Durante la presentazione vi è stato anche l’intervento delle suore francescane di Tusa che per l’occasione hanno anche intonato “Dolce Sentire”.

A coordinare il progetto e a contattare i bambini per le foto è stata Mariella Fazio che si è tenuta in stretto contatto con i piccoli modelli per l’organizzazione della mostra fotografica.