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Signal: un rifugio per i pedopornografi? La “nuova” app: l’ultima denuncia dell’associazione Meter

Intanto Telegram ha cominciato a collaborare per individuare i pedofili

2 Ottobre 2024 11:50

Meter, da tempo impegnata nel monitoraggio delle piattaforme digitali per combattere la pedopornografia, ha rilevato in una settimana la preoccupante presenza di 33 gruppi su Signal che promuovono e scambiano materiale pedopornografico. Con nomi agghiaccianti come “stupratori di bambini da 0 a 3 anni”, “solo pedo-mamme”, “estrupador de bebes da 0 a 2 ano”, questi gruppi si scambiano materiale pedopornografico, da foto a video, da cartelle compresse a link, con accesso gratuito o dietro pagamento, sfruttando l’assoluta privacy garantita dall’app.

Cos’è Signal

Signal è un’app di messaggistica istantanea con più di 50milioni di utenti, nota per la sua sicurezza e privacy grazie alla crittografia end-to-end e open source, che impedisce l’accesso ai contenuti scambiati anche alle autorità. Creata con l’intento di proteggere le comunicazioni private degli utenti, Signal è diventata il “porto franco” per criminali che sfruttano l’anonimato offerto dalla piattaforma. Dopo che Telegram ha ceduto alle pressioni per collaborare con le autorità in casi di reati, Signal resta una delle ultime piattaforme a non fornire alcun accesso alle forze dell’ordine, creando così un pericoloso rifugio per attività criminali, inclusi gli abusi su minori.

L’appello a Meredith Whittaker

Meter si rivolge a Meredith Whittaker, presidente della fondazione che sta dietro Signal, chiedendo un ripensamento delle politiche di sicurezza. Pur rispettando il diritto alla privacy, è inaccettabile che piattaforme crittografate come Signal diventino rifugi per criminali che abusano dei più vulnerabili: i bambini. “La pedopornografia non è un gioco” – afferma il fondatore e presidente di Meter Fortunato Di Noto, sollecitando l’introduzione di misure di vigilanza.

Whittaker ha spesso dichiarato che “la privacy è fondamentale per la libertà e la dignità umana, è il diritto che ci permette di avere una vita privata, lontana da occhi indiscreti e dal controllo statale.” Sebbene questa visione della privacy sia cruciale, non basta quando viene utilizzata per coprire crimini atroci come la pedopornografia.

L’indifferenza non è un’opzione

Nonostante l’allarme lanciato da Meter, la questione è stata ignorata dalla maggior parte dei media, con poche eccezioni. Fortunato Di Noto insiste: “Quanto forte dobbiamo gridare per far comprendere l’enormità di questo crimine? Quante vite innocenti devono ancora essere devastate prima che si agisca?” La lotta contro la pedopornografia deve essere prioritaria, e ogni piattaforma deve assumersi la responsabilità di proteggere i più deboli.