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La festa di san Giacomo a Capizzi, una tradizione unica in Sicilia

Una tradizione che si tramanda da secoli, una processione unica, un vero e proprio spettacolo di fede e tradizione, un popolo che si unisce in unico grido di fede e devozione “W Dio e San Japucu”.

27 Luglio 2018 11:16

Questa è la festa di San Giacomo Apostolo Maggiore protettore di Capizzi ed ogni 26 luglio il centro nebroideo viene invaso da fedeli, curiosi e visitatori da ogni parte della Sicilia e non solo per assistere alla caratteristica e suggestiva processione del simulacro di San Giacomo. Intorno alle ore 18 una folla immensa si raduna dinanzi il maestoso santuario dedicato al santo protettore capitino e tra sparo di mortaretti, il suono forte e intenso intonato dalla banda comunale di Capizzi, inizia il corteo processionale con il fercolo che tra due ali di devoti in festa e portato a spalla con tanta fatica e fede da forti e validi portanti esce dalla propria chiesa e inizia il suo giro per le vie di Capizzi. Una processione intensa, per certi aspetti adrenalinica, che viene seguita passo dopo passo da una marea di fedeli e tra questi tantissimi giovani che con canti di gioia e di giubilo salutano il proprio santo protettore facendo denotare come la devozione verso san Giacomo a Capizzi è qualcosa che attecchisce nei cuori di ogni capitino fin dalla giovane età arrivando alla vecchiaia e tutto ciò si legge negli occhi di questi devoti eccezionali, occhi densi di commozione e fede nel vedere e seguire il simulacro del santo che attraversa le strade del paese. Durante il suo tragitto i fedeli offrono a San Giacomo doni di vario tipo da lenzuola bianche, alle caratteristiche provole, a offerte in denaro. Sicuramente, però, il momento più atteso, ma anche più denso di significati e di simbolismi della festa di san Giacomo a Capizzi è quello dei Miracoli nell’omonima piazzetta. Qui tantissimi fedeli e curiosi si accalcano per seguire questo rito antichissimo, suggestivo e unico che consiste nel percuotere in maniera veemente con l’estremità delle travi, dove poggia il fercolo, il muro di un’antica casa attigua alla chiesa di Sant’Antonio. Il muro percosso da quegli urti crolla e solo allora hanno termine i Miracoli. Quando e come ha avuto inizio questo rito non si sa con precisione.  Ai Miracoli era legata un’antica tradizione: quando le percosse al muro erano di numero pari, esse erano di buon auspicio sia per i frutti della terra come per tutto l’andamento dell’annata. Sono comunque tante le supposizioni e le tesi sull’origine di questo rito, a quanto pare la più attendibile dice che prima del cristianesimo l’antica casa era un tempietto dedicato a un Dio pagano. Quando il popolo capitino si convertì al cristianesimo e scelse come Protettore San Giacomo, durante la sua festa si pensò di distruggere simbolicamente quel tempietto pagano, abbattendolo con il fercolo di San Giacomo. In ogni caso questo rito dei Miracoli resta sicuramente una delle tradizioni religiose e folkloriche più interessanti e suggestive di tutta la Sicilia e la folla di gente che affolla la piccola piazza dei Miracoli conferma tutto ciò. Prima dell’inizio del rito dei Miracoli vi è stata la benedizione con le reliquie di San Giacomo da parte del parroco capitino don Antonio Cipriano che ha voluto ricordare nella sua breve e intensa omelia la figura del compianto e amatissimo padre Gino Cardella, scomparso qualche mese fa, che amava tantissimo la sua comunità e che come quest’ultima era molto legato a San Giacomo da una devozione profonda. Padre Cipriano ha voluto ribadire un assunto di Don Cardella ovvero di preservare le tradizioni perché noi passiamo in questa vita, ma le tradizioni restano solo se noi riusciamo a preservarle e ad amarle come riesce a fare la comunità di Capizzi con la festa di San Giacomo Apostolo Maggiore che non è una semplice festa, ma è la testimonianza di fede e di amore di un intero popolo verso il proprio santo Protettore, verso le proprie tradizioni, verso la propria città.

Giuseppe Cuva