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Giuseppe Sirni fotografa “i mistrettesi che resistono”

Attraverso i suoi scatti Giuseppe Sirni racconta i personaggi che sono rimasti e continuano a lavorare a Mistretta

4 Agosto 2020 11:56

Da qualche giorno su Facebook girano delle foto in cui sono immortalati degli amastratini, giovani e meno giovani, tutti accomunati da una cosa: sono tra i pochi rimasti a Mistretta e che hanno investito la loro professionalità e il loro tempo nel proprio paese natale.

L’idea è del fotografo Giuseppe Sirni, un giovane amastratino emigrato da quasi 20 anni a Milano. Il fotografo è da tempo che ha in cantiere questa iniziativa. Approfittando delle ferie estive, quindi, sta girando per le vie del paese per immortalare con la sua fotocamera quei cittadini che continuano a vivere e lavorare nel centro nebroideo.

Dai giovani che continuano antichi mestieri, spesso portando avanti tradizioni di famiglia, al farmacista, al barbiere, al sacrista, al commerciante, al macellaio, al venditore ambulante, al dentista e così via, questi sono i soggetti che Giuseppe Sirni ha fotografato e continua a fotografare. Di ognuno di loro racconta la storia e di come ha coltivato al propria passione.

Gli scatti di Sirni sono stati anche pubblicati sulla piattaforma di PhotoVogue di Vogue Italia.

Ritratti di gente comune che, in un periodo storico che ha visto la vecchia Amastra spopolarsi sempre di più, ha avuto il coraggio e l’ardire di rimanere e di scommettere su stessa e sulla propria città.

“Le persone hanno accolto con entusiasmo questa iniziativa, afferma Giuseppe Sirni, perchè sto facendo riscoprire luoghi e persone che in questi anni hanno costruito delle attività a Mistretta e che poi sono state anche tramandate ai figli”. “Sono persone, continua il fotografo, che resistono a Mistretta nonostante tutto”. “Sappiamo i problemi del nostro territorio, ma questo vuole essere innanzitutto un omaggio alla città dove sono nato e cresciuto. Adesso che vivo da 20 anni a Milano mi accorgo da lontano, conclude Giuseppe Sirni, quali siano i problemi che attanagliano la città, ma nello stesso tempo ci si rende conto che ci sono tantissime realtà comunque importanti e lodevole che bisogna valorizzare e far conoscere”.