Intanto in Sicilia le zone rosse sono diventate quattro, ovvero i comuni di Salemi, Agira, Villafrati e Troina, con un focolaio nel centro Oasi Maria SS. di Troina, che assiste disabili mentali gravi: qui 5 le vittime, 180 i contagiati.
I quattro comuni siciliani dichiarati zona rossa chiedono al governo nazionale l’assegnazione di risorse aggiuntive per mitigare gli effetti economici del blocco totale delle attività imposto a causa del coronavirus.
La richiesta arriva dai sindaci dei comuni interessati dalle zone ad alto rischio contagio (zone rosse).
Il contagio ha lambito anche piccole comunità dei Nebrodi.
La Tv ha documentato anche la situazione dei territori circostanti, con positivi a Santo Stefano di Camastra a Motta d’Affermo dove si è imposto alle cronache regionali il caso di una signora positiva e asintomatica, chiusa in casa per tre mesi e poi molti contagi in una residenza per anziani a San Marco d’Alunzio.
La solitudine della pandemia
Si muore in casa, da soli.
Allo stesso modo si esala l’ultimo respiro in ospedale. Quando un paziente Covid viene ricoverato non rivede più i proprio cari. Le videochiamate in qualche caso meno grave alleviano il distacco, sopperiscono alla distanza, ma centinaia e centinaia di persone muoiono senza dare l’ultimo abbraccio ai propri parenti. A casa restano i familiari in attesa di una chiamata, di una notizia.
C’è un aspetto tragico di questa pandemia, i contagiati vengono isolati e non possono prendere parte ai funerali. Non possono dare l’ultimo saluto alla persona amata.
La solitudine dilaga.
Partorire durante il lockdown non è stato facile per le neomamme e nemmeno per le mamme che hanno già esperienza.
La gravidanza è un periodo unico per i futuri genitori che si preparano ad accogliere loro figlio. Sono mesi di attesa, di speranza e di condivisione.
Il Covid ha sospeso i corsi di accompagnamento in presenza e quindi la possibilità di mettersi in relazione con altre coppie, ha bloccato tutto. Le mamme si sono ritrovate a casa nella loro attesa che è parsa ancora più lunga. Donne in sala parto con la mascherina appiccicata alla bocca che non permetteva il passaggio sereno del respiro, quel respiro che regola le doglie e addolcisce il dolore.
Donne che da sole, mentre i mariti erano in macchina con il telefonino stretto fra le mani, hanno dato alla luce il loro piccolo. Quel momento immaginato tanto con la persona amata accanto, con foto che immortalano la triade per molte donne è stato un momento solitario.
E le mamme hanno mostrato tutta la loro forza, e la potenza dell’amore ha fatto superare difficoltà, paure e ansie.