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A Borgetto inaugurazione della “Villa della Legalità”, da emblema del potere mafioso a laboratorio di democrazia

Il bene confiscato alla mafia è stato affidato all'associazione TeleJato ETS

29 Apr 2025 11:39

Una villa che era centro degli interessi mafiosi del clan dei Corleonesi, in cui hanno latitato uomini di Cosa Nostra del calibro di Giovanni Brusca, oggi è un punto d’incontro e formazione per tanti giovani provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero, desiderosi di apprendere i rudimenti del giornalismo d’inchiesta.

Il bene, comprensivo di un villino e un garage, è stato decorato con murales dedicati alle vittime della lotta alla mafia, su ogni parete.

All’interno del villino “vive” lo stage di giornalismo, con la produzione di servizi e la conduzione del telegiornale al piano terra e con l’allestimento del dormitorio per gli stagisti al piano superiore, che ospita anche la mostra La mafia uccide donne e bambini. Il garage è stato trasformato in una biblioteca sociale gestita dall’Associazione No Profit 100×100 in Movimento di cui fanno parte cittadini e membri delle forze dell’ordine, accessibile a tutti i visitatori, utilizzata dagli stagisti e dalla redazione per svolgere ricerca e documentazione sul fenomeno mafioso e sui fatti del territorio.

“In un’epoca in cui le istituzioni devono compiere numerosi sforzi per mantenere un rapporto saldo con la società civile, abbiamo deciso di ribadire la nostra posizione al fianco delle stesse con l’allestimento di un’inaugurazione ufficiale in occasione del quarantatreesimo anniversario dell’omicidio di Pio La Torre, promotore della legge che porta il suo nome e che consente ancora oggi un efficace contrasto al fenomeno che affligge il nostro Paese” dichiara la presidente dell’Associazione Tele Jato ETS, Letizia Maniaci.

Un luogo che, da emblema del potere mafioso, si trasforma oggi in laboratorio di democrazia, conoscenza e giustizia sociale. Un invito aperto a cittadini, studenti, giornalisti e istituzioni a fare rete, perché la legalità non sia solo un principio, ma una pratica condivisa e concreta. Perchè la memoria è il primo passo verso il cambiamento. E il cambiamento ha bisogno di luoghi, voci e coraggio.